Pensare il Contemporaneo, eLeggere il Presente, imparando dal futuro
Ci sono persone in grado di smuovere i pensieri con una frase, incontri che accendono dibattiti, armonie e conflitti, e che dopo giorni, quando la cenere delle parole s’è ormai posata, lasciano dentro la voglia di migliorarsi, di impegnarsi, di riflettere su quello che troppo spesso viene definito semplicisticamente ‘cambiamento’, senza fermarsi a ragionare su ‘quando’, ‘come’ e soprattutto ‘se’ cambiare. Questi sono stati i germogli spuntati dopo il primo Think Tank della rassegna “Pensare il Contemporaneo”, ospitata nella dotta cornice del Museo Castromediano, che ha visto Il Professor Enrico Letta e il suo libro “Ho Imparato” come nucleo, e i 41 studenti del Master in Business Management di AFORISMA come elettroni, generando nell’interazione: idee, quesiti, soluzioni.
L’Europa, prodigio dei nostri tempi
Si è partiti dall’Europa, indicata dal Professore come ‘prodigio’ dei nostri tempi, forse più potenziale che reale, screziata dai soliti attriti interni, come quello che corre ancor oggi fra Italia e Francia, senza precedenti da quel 10 Giugno 1940, in cui Mussolini dichiarò guerra all’Eliseo. Da questo episodio, si sono sviluppate riflessioni sulla tendenza della politica contemporanea a individuare un nemico da annientare per rafforzare la propria identità. Una tendenza che, all’interno dell’Unione Europea, è rappresentata dall’avanzata di movimenti euroscettici e partiti sovranisti-nazionalisti, ormai alle porte dell’Europarlamento. E’ stata difesa l’importanza di mantenere la coesione europea sia per tutelare la sfera della persona, sia per sottrarre l’Unione dalle regole e dalle minacce di Cina e USA. Il futuro dell’Europa è nelle mani delle nuove generazioni. Esemplari sono i giovani di Bruxelles che ogni giovedì scendono in piazza per rompere il silenzio sull’emergenza ambientale e sui cambiamenti climatici, poiché è il momento di pensare al domani per lasciare in eredità ai protagonisti del futuro un’Europa unita e solidale.
Situazione in parte diversa ristagna nella nostra nuova Italietta, e più nel particolare nel Salento, che per logiche di pura economia geografica, pare doversi arrendere ad ospitare il Gasdotto Trans-Adriatico, nato sotto Monti, ratificato proprio dal Presidente Letta e confermato dall’attuale Governo in spregio alle promesse elettorali. D’altro canto, pur essendo il gas un combustibile fossile, vanta, rispetto agli altri, un minore impatto ambientale e in virtù di una savia diversificazione delle fonti energetiche, in attesa della fine dell’Era fossile e dell’avvento di quella rinnovabile, parrebbe essere un male necessario figlio dei nostri tempi.
Come appare d’altronde la nuova frontiera della Computational politics che attingendo a piene mani dalla definizione di Zeynep Tufekci altro non è se non ”l’aumento dei big data, il passaggio dalla demografia al targeting individualizzato, l’opacità e il potere della modellazione computazionale, l’uso di una scienza comportamentale persuasiva, i media digitali che consentono la realizzazione dinamica, la sperimentazione del tempo e la crescita di nuovi power broker che possiedono i dati o gli ambienti dei social media”.
In merito alla definizione descritta si evince un panorama fortemente diviso, come raccontato dal prof. Letta, in due grandi blocchi: Stati Uniti da un lato e Cina dall’altro.
In particolare negli States la piena accessibilità ai dati e all’intimità della persona è resa spaventosamente legittima a beneficio delle grandi economie; la Cina, al contrario, muove verso l’impostazione di regole massive intrappolando la persona e la propria intimità sotto il controllo dello Stato.
Tra queste posizioni così totalizzanti ed estremiste, l’Europa deve restare unita e viva affinché la protezione dell’intimità delle persone, come il Professore ama definirla, sia il nostro golem per la salvaguardia dei dati, divenuta bandiera della nuova lotta economica.
Le nuove tecnologie sono lo strumento abilitante per una integrazione orizzontale tra cittadini ed èlite politica, utile per recuperare il cross mediatico tra generazioni. Dunque, risulta imprescindibile per chi ha l’ardire di fare politica il confronto e l’ascolto delle persone nella loro quotidianità.
Lo scenario imprenditoriale italiano
Prendendo invece in esame lo scenario imprenditoriale italiano, ci si è domandati come e se il sistema della cogestione dei lavoratori nei board dell’azienda, affrontato dal professor Letta nel suo libro con il modello tedesco Mittbestimmung, potesse essere adattato efficacemente nella gestione strategica d’ impresa in Italia. Tale esigenza sorge dalla necessità di allontanarsi da una gestione aziendale che si è sviluppata negli anni ‘80-‘90 e tutt’ora persistente,al cui vertice vi è un capo “illuminato”, circondato da ‘Yes Man’, che non si oppongono alle sue decisioni. Questo sistema risulta fallimentare nel lungo periodo per una mancanza di diversità. La soluzione prospettata invece prevede che l’imprenditore sia circondato da collaboratori attivi che operino attraverso una rappresentanza eterogenea e non conformista, consentendo una reazione immediata al cambiamento. Il medesimo scenario è riscontrabile anche nella realtà politica mondiale, dove molti leader si sono circondati da persone che non si oppongono alla loro visione.
Emerge, dunque, che la filosofia di Letta ruoti intorno alla necessità di diversità, essendo questa l’unica soluzione per rispondere alla complessità moderna. La solidità è data dalla diversità.
La formazione
Infine siamo giunti al taglio del nodo gordiano, al problema sul quale è più urgente intervenire e necessario investire: l’istruzione e in più ampio senso la formazione. Si è fatto riferimento alla mancanza di azioni mirate a stimolare i giovani all’apprendimento e alla conoscenza, all’ombra di alti tassi di abbandono scolastico dopo il quale i ragazzi non vengono seguiti. E quindi in risposta, il professore, ha gettato la luce sul dislivello di frequenza della scuola dell’infanzia tra nord e sud Italia e della necessità di puntare sui bambini nell’età in cui gran parte dei loro paradigmi mentali prendono forma. Per quanto concerne invece la scuola secondaria, Letta ha proposto un innalzamento dell’obbligo scolastico da 16 a 18 anni, legandolo al conseguimento di un diploma più che ad un’età specifica. Per ovviare al ritardo formativo tutto italiano, il professore ha poi prospettato un adeguamento della durata del nostro percorso scolastico rispetto agli standard europei, nonché di sfruttare i finanziamenti UE del programma Erasmus, nell’ottica di una convergenza culturale che assicuri eguaglianza di possibilità formative indipendentemente dalle possibilità economiche.
Ed eccoci alla chiusa, al senso, al fulcro di un metodo, di un incontro di generazioni e conoscenze, che allo sguardo di uno spettatore superficiale potrebbe sembrare l’ennesimo sterile seme d’un onanismo intellettuale, di un soluzionismo astratto, e che invece attraverso un’analisi critica dell’oggi mira ad orientare le future classi dirigenti e finanche il ‘Terzo Stato’ del domani, abbandonando la pratica del ‘puro-lamentarsi’ per insegnare a imparare e pensare in sincrono, e poter quindi scegliere la migliore strada da seguire, perché troppo spesso si dimentica che «Una cartina del mondo che non contenga Utopia non è degna neppure di uno sguardo, perché tralascia il paese nel quale l’umanità continua ad approdare. E, quando vi approda, l’umanità si guarda intorno, vede un paese migliore e issa nuovamente le vele.».
Ecco le parole del prof. Enrico Letta al termine dell’incontro:
Articolo redatto da Vittorio Petese, allievo XIX ed. Master in Business Management AFORISMA, 2018/19