di Francesco Giardinelli e Gian Marco Nigro
Allievi del Master in Organisation and Human Resources Management – MBM XIX Ed.
Non si può prescindere dalla sensazione di smarrimento che una riforma ha generato nell’animo di un popolo.
I sentimenti che bruciavano le piazze erano solo assopiti nella cenere di un focolaio tenuto vivo dalla irresponsabilità di chi fino ad allora aveva guidato l’Italia, non curante del mandato di cui il suo popolo lo aveva investito: garantire un progresso materiale e sociale nel lungo termine. Così non fu. Il fantasma del default previdenziale, all’indomani delle dimissioni dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si manifestava funereo sul nostro Paese. A circondarlo alleggiavano fuochi fatui creati dalla stessa incompetenza dell’emerito decisore pubblico, ai quali lui aveva dato un colore che non gli appartenevano: quello dell’Europa.
Si giunse subito, solo 20 giorni dopo l’inizio del governo Monti, che avrebbe dovuto scacciar via lo spettro, ad emanare il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, intitolato all’art. 24 “Disposizioni in materia di trattamenti pensionistici” (convertito in legge il 28 giugno 2012).
Era il 6 dicembre del 2011 e noi, popolo italiano, eravamo ovattati da una comunicazione per lo più sorda alla verità dei fatti. I telegiornali, le radio, i talk shows si affaticavano ad esprimere la loro opinione su quella che oggi noi tutti ricordiamo come la riforma Fornero.
“CHI HA PAURA DELLE RIFORME” -Illusioni, luoghi comuni e verità sulle pensioni- è il libro pubblicato nel maggio del 2018 dalla professoressa Elsa Maria Fornero. Un libro che con lucidità, analisi dei fatti e richiami storici interpreta il cambiamento sociale che non solo all’epoca stavamo vivendo ma che tuttora ci vede protagonisti. Un saggio che non ha lo scopo di giustificare le scelte fatte, non esenti da errori, nel lontano inverno del 2012, ma che prova a consegnare al lettore gli strumenti per cogliere la verità.
Sono le 11 del 4 giugno del 2019 e noi allievi master della AFORISMA School of Management, lontani nella memoria del 2011 ma consci della portata delle scelte fatte, abbiamo le nostre menti e le nostre coscienze tese al confronto con la professoressa Fornero.
L’ex Ministro del lavoro e delle politiche sociali, nonostante la sua eclettica e matura esperienza professionale, si presenta come una donna semplice e pragmatica, propensa all’ascolto e dall’animo pervaso dalla passione per l’educazione.
Non è un semplice incontro: è l’occasione per essere un po’ diversi dal giorno prima, per assorbire e poi metabolizzare criticamente gli insegnamenti che di lì a poco ci sarebbero stati donati.
È arduo il compito di fare sintesi della ricchezza di questa esperienza, ma forti ci vengono donate parole e strumenti che dobbiamo saper fare nostri e annunciare.
La catastrofe più grande del nostro Paese non è quella di non essere abituato alle riforme, non è la paura di un qualcosa che muti radicalmente quello a cui fino a ieri eravamo abituati. No! È, a volte, l’incapacità del decisore pubblico di accompagnare il suo popolo in quel processo di cambiamento, che deve essere animato da una educazione economica-finanziaria. Un insegnamento, che non ha fin da subito la pretesa di dover coinvolgere tutti, ma che deve essere baluardo della classe politica, la quale deve saper trovare le modalità giuste per portare a conoscenza il significato di una scelta legata al suo momento storico.
L’agire politico e le scelte dell’esecutivo non si possono rifugiare nella tentazione di compiacere l’elettorato. Un atteggiamento del genere risulta promiscuo a quello che deve essere il mandato di un governo: “un politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni” (Winston Churchill).
È su questa frase che la professoressa Fornero richiama la responsabilità del governo di avvalersi di quelle competenze economiche, statistiche e sociali utili ad interpretare in modo corretto i dati, sui quali costruire riforme significative che mettano al centro la persona. Spesso, chi ha guidato e guida questo paese, “disprezza i numeri e la ricerca di conoscenze”, i quali possono aiutare a dare un contributo reale all’Italia. Le competenze, quando non appartengono alle qualità del governo, bisogna saperle ricercare con attenzione altrove.
Stiamo sprofondando in una società liquida generatrice di uomini egocentrici ed egoisti che giustificano il loro agire (giustificare e non valutare è qualcosa di raccapricciante) in un goffo tentativo, generando solo smarrimento e confusione.
Fermati un attimo lettore. Hai mai letto di una statistica che con rigore scientifico dimostri la relazione tra l’abbassamento dell’età pensionistica e l’aumento della occupazione?
Ci dispiace deluderti. L’indagine dice altro: non c’è alcun nesso tra i due eventi, anzi molto spesso è vero il contrario.
Oggi, nuovamente, assistiamo ad interventi legislativi che non hanno alcun fondamento scientifico né tanto meno sociale. Così facendo si investono ingenti risorse che potrebbero essere destinate a riforme più opportune per generare un miglioramento materiale e sociale, eppure tutto questo resta cieco alla nostra osservazione.
Lettore, ci dispiace ancora una volta deluderti se in questo breve scritto credevi di trovare le ragioni della riforma Fornero o una tesi appagante che potesse contestare quella scelta.
Vogliamo, con umiltà, provocare in te la ricerca della verità dei fatti, suscitare il bisogno di una formazione continua e il farsi portatore sano di essa.
È questo, al di là della attenta analisi fatta sulla riforma e sulla situazione attuale del nostro paese, l’insegnamento che ha pervaso noi allievi al termine del nostro incontro.
Siamo persone, cittadini, lavoratori. Apparteniamo ad un presente che necessita di essere vissuto con coscienza critica e ad un futuro che dobbiamo saper condurre al meglio delle nostre possibilità, “consumandoci” nei luoghi che abitiamo e abiteremo per poter lasciare questo mondo “un po’ migliore di come lo abbiamo trovato” (Baden Powell).
Per fare ciò non possiamo prescindere dal fare nostre, con sacrificio, quelle conoscenze e competenze che ci aiutino a sviluppare una mente progettuale e critica. Dobbiamo abilitarci alla ricerca della verità, uscire dalle nostre zone di comfort che ci hanno abituato a delegare le nostre responsabilità.
Torniamo ad essere protagonisti del nostro tempo.