Secondo i dati del Ministero del Lavoro, un tirocinio su due attivato nell’ambito del programma Garanzia Giovani si trasforma in un contratto di lavoro a tempo determinato.
Non a caso il boom di tirocini si è registrato a seguito dell’attivazione del programma Garanzia Giovani, il piano europeo di inserimento o reinserimento lavorativo per i giovani tra i 18 e 29 anni.
Solo nel secondo trimestre del 2021, ci sono state circa 90 mila attivazioni di tirocini extracurriculari, con una crescita del 227% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Inoltre, dato ancora più importante, in più della metà dei casi, il tirocinio è diventato un contratto a tempo determinato, confermandosi come ponte tra formazione e mercato del lavoro.
Anpal (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) comunica che su 772.926 giovani che hanno concluso l’intervento, al 31 gennaio si contano 500.782 occupati, con un significativo tasso di inserimento lavorativo, il 64,8%.
Il nodo da sciogliere resta, semmai, il match tra domanda e offerta, in tutti i settori. Infatti, anche i lavori più tradizionali devono confrontarsi con le radicali trasformazioni connesse alle nuove tecnologie digitali. Serve quindi una formazione fortemente verticalizzata e disegnata sulle esigenze delle aziende in cerca di persone sempre più qualificate.
Tirocinio e apprendimento
Cambia anche il metodo di apprendimento: sempre meno lineare, ma strutturato invece come una ragnatela, una correlazione di abilità e conoscenze il cui funzionamento somiglia, nella pratica, a quello del web.
La formazione per il lavoro è quindi sempre più pratica. Per questo si dovrebbe estendere e rendere sistematica la possibilità di realizzare un apprendimento in un contesto operativo, che sia per lo studente stimolante e utile a renderlo realmente competitivo nel mondo del lavoro.
L’esperienza lavorativa è, dunque, tra i fattori più importanti nella valutazione di un cv da parte delle aziende. I datori di lavoro ripongono molta fiducia nella capacità dei giovani di imparare sul campo, a dimostrazione che la formazione non è più solo accademica ma sempre più ibrida, che include certamente un background teorico ma che premia soprattutto coloro che si mettono in gioco e fanno esperienza diretta.
Il tirocinio resta comunque, a tutti gli effetti, un periodo di formazione: un’occasione in più per misurarsi con le sfide del mondo del lavoro, per imparare facendo. E’ importante non perdere di vista questo significato essenzialmente didattico e, quindi, riconoscere l’importanza delle figure di accompagnamento all’esperienza del tirocinio: tutor aziendali e career coach.
Il primo è il punto di riferimento della/del tirocinante all’interno dell’azienda, con il compito di affiancare costantemente la nuova risorsa sul luogo di lavoro e di garantire la supervisione continuativa di tutte le attività previste dal suo progetto formativo; il career coach è un orientatore professionista in grado di capire a fondo quali sono i desideri e le attitudini della persona che assiste, cercando così di valorizzarne i punti di forza e migliorare quelli di debolezza. E’ il vero link tra la domanda e l’offerta di lavoro.